Il pensiero laterale o lateral thinking che tradotto simultaneamente vuol dire “pensando lateralmente” è altra tecnica adottata dalla creatività in qualsiasi ambito e consiste nella modifica dei concetti e delle percezioni prendendo in considerazione visuali nuove da nuove angolazioni.
Citando il professor E. De Bono si potrebbe riassumere cosi dicendo: “Non si scava un’altra buca approfondendo lo scavo della stessa buca” con il pensiero laterale ci si sposta “di traverso” alla ricerca di nuove percezioni, concetti e nuovi modi di affrontare le questioni.
Si può inoltre utilizzare il pensiero laterale in due modi: in modo specifico con una serialità di tecniche sistematiche mirate alla modifica e generazione di nuove idee ed in modo generale esplorando molteplici possibilità non limitandosi ad una sola.
La tecnica del pensiero laterale nasce quando il professor E. De Bono, durante i suoi studi medici ad Harvard, si interessa dei sistemi auto-organizzati in relazione al funzionamento del cuore, in seguito l’unione dei concetti di pensiero, pensiero creativo e dei sistemi auto-organizzati diedero vita a questa “altra forma di pensiero” che nel 1967 è stata citata ufficialmente nell’ Oxford English Dictionary con il nome di pensiero laterale: “Cercare di risolvere i problemi con metodi poco ortodossi o apparentemente illogici”.
Il pensiero laterale è dunque basato sul comportamento dei sistemi informativi auto-organizzati, questo si riferisce in ultima analisi all’esplorare i concetti e le percezioni nel processo di modifica degli stessi con aspetti logici e convergenti della logica normale quanto con la rivisitazione degli stessi nella loro molteplici sfaccettature attraverso il pensiero divergente.
La pausa creativa è tra le più semplici di tutte le tecniche ed è inserita nel pensiero laterale, spiega E. De Bono, potrebbe essere considerata come un’abitudine mentale per tutti coloro che aspirano a essere creativi.
Può essere considerata come un’ interruzione del flusso uniforme dei pensieri ad esempio per fermarsi a riflette sulle modalità d’esecuzione di una attività di routine; può essere individuale o coinvolgere tutto il gruppo ed è di natura quasi casuale pur richiedendo focalizzazione ed intento.
Bisogna essere pro-attivi, la pausa creativa può rivelarsi un’abitudine importante qual’ora questo metodo metta alla prova se stessi nonché gli altri portando a compiere uno sforzo nello sviluppo delle proprie capacità creative.
Una pausa creativa è una procedura semplice e non dispendiosa che non deve essere considerata come una sfida o un compito impegnativo.
Anche la tecnica dell’entrata casuale è inserita in quella del pensiero laterale; questa è utilizzata da gruppi di lavoro che studiano prodotti nuovi, agenzie pubblicitarie, gruppi musicali, commediografi e molti altri ancora.
Una tecnica molto valida ma dalla parvenza illogica, consiste nell’inserire una parola puramente casuale in una frase.
Compilando un elenco di 60 parole o 100 se ne utilizza una in ogni dato momento inserendola in una frase o anche accostandola ad un'altra parola.
Questa tecnica genera una provocazione che porta a idee inaspettate nell’accostare le parole, molto efficace e particolarmente valida per sbloccare una situazione di stagnazione, un meccanismo che fino ad allora riportava sempre alle medesime idee utili in risposta alla “tabula rasa”.
Entrata casuale utile anche per iniziare un nuovo argomento in modo insolito con un avvio, appunto casuale, che offre un punto d’inizio per idee ulteriori cercando un’impostazione diversa dalla solita nel momento in cui si è in una situazione di blocco.
Alcuni punti nonostante la sua semplicità devono essere tenuti in considerazione quali:
- non esporre idee vecchie, parole già utilizzate, mettendosi in esibizione nel collegare la parola casuale con un’idea che si aveva in precedenza in mente;
- usare la parola così come la si è data;
- non stabilire troppi collegamenti;
- non elencare tutte le accezioni della parola;
- non escludere la parola casualmente scelta per prenderne subito una nuova.
Il processo a ciclo aperto di questa tecnica suscita se ben applicato buoni risultati, può causare all’inizio qualche scetticismo, ma se utilizzato con il giusto metodo diviene entusiasmante nella produzione di nuovi significati, di nuove idee.
La tecnica dell’entrata casuale può essere applicata anche a figure o ad oggetti scelti a caso.
Il principio generale alla base è quello della stimolazione casuale, “questa tecnica trova la sua collocazione nelle tecniche sistematiche per utilizzare intenzionalmente la provocazione a fini creativi”.
Un esempio è quello dell’accostamento tra le parole sigaretta e fiore, una provocazione del genere ha portato all’inaspettata idea di inserire dei semi nei filtri delle sigarette cosicché dalle sigarette buttate nei parchi sarebbero potuti nascere fiori.
Provocazione e movimento è poi la tecnica più importante nel contesto del pensiero laterale ed è valida per lo sviluppo di un prodotto o servizio come anche per l’attività di business, lo svolgimento avviene attraverso esperimenti come quello indicato nel caso di studio.
La tecnica richiede agli utenti di essere aperti al dialogo e condividere le informazioni, inoltre ottiene risultati migliori se si lavora con un gruppo coeso nel quale le persone si conoscono.
Questa tecnica aiuta a cambiare il modo di pensare e permette di evitare conflitti ed esplorare nuove opportunità.
Le provocazioni sono un'importante tecnica per imparare ad utilizzare il pensiero laterale che aiuta a generare degli spunti per ottenere un pensiero creativo.
Quando si usa la tecnica, tutti i membri del gruppo dovrebbero conoscere come la provocazione è stata generata e accettarla di buon grado cercando le risposte nella stessa provocazione.
Potrebbe essere difficile farlo con un modello di pensiero tradizionale.
Potrebbe essere difficile farlo con un modello di pensiero tradizionale.
Provocazione e Movimento è una tecnica che utilizza il pensiero laterale. La tecnica permette di svincolarsi dagli schemi prestabiliti che vengono utilizzati per risolvere generalmente i problemi e situazioni di blocco ed inerzia come si diceva ad inizio paragrafo.
Noi pensiamo attraverso percorsi prestabiliti e agiamo di conseguenza. Queste reazioni sono dovute dalle nostre passate esperienze e sono la logica estensione delle nostre esperienze; spesso non siamo in grado di pensare al di fuori di questi schemi; Provocazione e Movimento è uno degli strumenti che utilizziamo per collegare i diversi percorsi logici.
Noi utilizziamo questa tecnica per ottenere frasi apparentemente insensate ed inusuali (Provocazioni), per immaginare delle situazione non reali. Le frasi devono essere apparentemente senza significato al fine di scioccare la nostra mente e pensare differentemente dai modi tradizionali.
Una volta effettuata la provocazione la tecnica consiste nel non dare giudizi e usare quelle provocazioni per la generazione delle idee; questa è la parte di Movimento della tecnica. Le provocazioni sono il punto di partenza per utilizzare il pensiero creativo (Movimento).
Ad esempio, una provocazione potrebbe essere: "Le case non hanno il tetto". L'idea apparentemente potrebbe essere sciocca.
Comunque, ciò ci guida a pensare a case con tetti aperti, o case con tetti in vetro. Questo potrebbe permettere di esplorare lati positivi e utili del concetto base lanciato dalla provocazione. Ad esempio, nelle case con il tetto aperto si potrebbe dormire guardando le stelle.
Una volta lanciata la provocazione, la tecnica prevede l'uso della seconda fase chiamata Movimento, esaminando:
- le conseguenze che la frase potrebbe implicare;
- quali benefici si potrebbero trarre;
- in quali circostanze l'idea sarebbe fattibile;
- i principali bisogni per supportare e realizzare l'idea;
- come l'idea dovrebbe essere utilizzata momento per momento;
- cosa succederebbe se la sequenza degli eventi cambiasse.
Questa lista può essere utilizzata per analizzare meglio l'idea e valutarne l’applicazione, la sua fattibile realizzazione.
E. De Bono ha sviluppato e reso popolare l'uso di questa tecnica utilizzando la parola "Po" che sta per "operazione di provocazione".
Per far in modo che la provocazione sia efficace, l'autore consiglia che una volta generata una provocazione, etichettarla con "Po" permettendo a tutto il gruppo di individuare con chiarezza la provocazione.
La tecnica di Provocazione e Movimento non produce sempre buone idee o idee rilevanti come le altre tecniche di pensiero laterale, ma alle volte posso venirsi a creare idee fresche e originali quanto mai innovative.
Un esempio può essere quello del proprio videonoleggio che sta cercando una nuova idea per competere con internet; la provocazione lanciata è: "I clienti non dovrebbero pagare per il noleggio dei film"; l’analizzare la provocazione sarebbe in questo caso data dalle conseguenze e dai benefici: il negozio potrebbe non avere una rendita ed inoltre bisognerebbe trovare un nuovo modo per far cassa.
Il video noleggiato nel negozio dovrebbe essere più economico di quello scaricato da Internet o ordinato da catalogo.
Molta più gente noleggerebbe dei film e dunque più persone passerebbe davanti il negozio; il negozio stesso potrebbe mettere in difficoltà gli altri video-noleggio in quell'area.
Se si tengono presenti le circostanze si arriva alla conclusione che il negozio, a questo punto, necessiterebbe di altre forme di profitto; probabilmente il proprietario potrebbe vendere pubblicità nel negozio o popcorn, dolciumi, bottiglie di vino o pizza per il noleggio del film. Il negozio potrebbe diventare : "il negozio per la notte a casa". Potrebbe, sempre in caso ipotetico prestare i video alle persone che dovrebbero “sorbirsi” una pubblicità commerciale di 30 secondi o completare un questionario per le ricerche di mercato.
Dopo aver utilizzato la provocazione, il proprietario potrebbe decidere di provare a fare l'esperimento per un alcuni mesi. Al cliente sarebbe permesso di noleggiare gratuitamente i migliori film, ma questi sarebbero messi in fondo al locale; accanto il negoziante andrebbe a disporre bottiglie di vino, analcolici, popcorn, dolciumi e altro, in modo che il cliente sarebbe obbligato a camminare a fianco di questi prodotti per acquistare il film.
Se l'esperimento andasse a buon fine il negoziante potrebbe aprire all'interno una piccola pizzeria per asporto.
Questa tecnica parte dal presupposto che possono esserci modi migliori, o per lo meno differenti di fare le cose. La sfida creativa può essere utile per trovare modi di agire migliori o alternativi scardinando l'idea che la soluzione migliore sia sempre e necessariamente quella che offre continuità con il passato.
È utilizzata per nuovi progetti ma anche per uscire da situazioni di stallo; per la pianificazione ed è sempre frutto del pensiero laterale come si era evidenziato in precedenza.
Se questa tecnica non viene applicata in modo appropriato, può esserci il rischio di focalizzarsi sulle spiegazioni reali motivando la selezione di una esistente procedura, senza spostare il focus sulla ricerca di nuove soluzioni alternative.
Un altro rischio potrebbe essere quello di attaccare in modo critico l'intero sistema esistente senza fornire soluzioni alternative costruttive.
La sfida creativa è uno dei processi più importanti del pensiero laterale: non è un attacco, una critica o un tentativo di dimostrare che qualcosa dello status quo non è adeguato, ma una sfida "all'unicità", una ricerca esplorativa di altre possibili soluzioni.
Solitamente la sfida creativa inizia con una domanda: "Perché facciamo questa cosa in questo modo?", ma lo scopo non è quello di trovare le reali spiegazioni: questa domanda è necessaria solo per scardinare l'idea che il modo attuale di fare una cosa sia l'unico possibile.
Una volta lanciata la sfida creativa, il passo successivo consiste nel cercare metodi d'azione alternativi. La sfida creativa quindi si compone essenzialmente di tre elementi:
1. Blocco: se si blocca il modo di operare in vigore, si è costretti a trovarne uno alternativo.
2. Fuga: coscientemente ci si libera dai vincoli del metodo attuale, cioè ci si sottrae ad un'idea dominante in modo da rendere la mente libera di esaminare altre possibilità.
3. Abbandono: si abbandona il modo di fare solito. In particolare, si può ritenere che l'intera procedura è inutile o che soltanto i metodi di implementazione sono inefficienti.
La sfida può riguardare i fattori che influenzano il modo di pensare: i concetti dominanti, le ipotesi, i vincoli, i fattori essenziali, quelli da evitare e le polarizzazioni nette.
Con questa tecnica si possono esaminare direttamente questi elementi per rendersi conto se questi sono veramente necessari; ad esempio è utile essere consapevoli dei presupposti da cui si parte, in modo da esaminarli criticamente, eliminarne alcuni e restringere lo spettro a quelli da considerare; anche le polarizzazioni, ovvero le separazioni forzate in due soluzioni estreme, possono essere sfidate chiedendosi se costituiscono l'unica impostazione possibile.
La sfida mette anche in dubbio la "continuità", l'abitudine a operare in un certo modo oggi perché così si faceva ieri anche se la persistenza della continuità può essere dovuta ad alcune ragioni:
- Trascuratezza: non si cerca un modo alternativo migliore di fare qualcosa se questa cosa non costituisce un vero problema contingente.
- Legami con altre questioni: spesso facciamo una cosa per soddisfare qualcuno (clienti, acquirenti, distributori, agenti, capi, ecc.) o per conformarci ad un'imposizione (ad esempio modifiche procedurali potrebbero non essere compatibili con l'attuale sistema informativo) oppure i punti di forza, lo stile, la reputazione possono costituire dei vincoli.
- Compiacimento acritico: i ripetuti successi passati impediscono i ripensamenti o il mettere in discussione il valore attuale dei concetti passati.
- Successione temporale: questa analisi mira a smantellare i concetti e le idee che sopravvivono solo in virtù della continuità storica.
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